La Quaremma: la moglie del Carnevale
10 Marzo 2014Eventi Salentini a Luglio
10 Giugno 2014Ogni anno a Marzo, in occasione della Festa di San Giuseppe, è ancora viva, in diversi paesi del leccese, tarantino e brindisino, l’usanza di allestire le cosiddette “Táule di San Giuseppe”: un’originale forma devozionale che si rinnova, ogni anno, con identico spirito di carità e di sacrificio.
Le origini di questa tradizione alquanto diffusa in tutto il Salento, risalirebbero, per alcuni, alle “Confraternite di San Giuseppe” e alla loro consuetudine di offrire ai poveri i pasti nel giorno della festa del Santo, per altri alla liturgia Bizantina secondo la quale i monaci basiliani, pervasi da grande spirito di carità e di amore verso la povera gente del luogo, devastata dalla malattia e dalla miseria, offrivano protezione e dei pasti caldi.
Significato della “Táula”
Il termine Tavola deriva dal dialetto “taule” ossia “assi di legno” affiancate su cui erano poggiate le varie pietanze. Ogni taula era destinata ad un Santo, il quale la portava via per condividere il cibo con altri. Nella preparazione della Tavola il clima è gioioso, ma al contempo composto, intimo e compenetrato sempre dalla preghiera e dal ringraziamento Nei paesi dove questa tradizione è ancora oggi fortemente sentita, ci sono tante testimonianze di persone che hanno ricevuto una grazia e per questo sentono l’obbligo di mantenere fede e “rispettare” il Santo, allo stesso modo in cui Lui ha “rispettato” il devoto.
Una Tavola non si improvvisa ma è il frutto di un lavoro paziente e meticoloso che inizia molti mesi prima, a volte anche un anno. Tutto è curato nei minimi dettagli, dalla tovaglia, ai posti a tavola, il numero minimo è di tre, San Giuseppe, Maria e Gesù, a cui si aggiungono ogni anno “coppie di santi” fino al massimo di tredici persone (numero che richiama i componenti dell’ultima cena); i fiori che servono per onorare il Santo, vere e proprie sculture davanti alla statua o all’Icona del Santo! Solitamente raffigurato come un vecchio barbuto col bastone fiorito o un giglio in ricordo del miracolo che lo aveva indicato come sposo di Maria. Naturalmente un’attenzione particolare viene dedicata alla scelta delle pietanze: gli alimenti per la Tavola, sono poveri ma dignitosi, provengono tutti dalla terra e sono espressione di devozione, gratitudine e rispetto a Dio attraverso il Santo. Al centro del tavolo finemente addobbato vengono poi sistemati i tradizionali Tòrtini, pani a forma di ruota di circa 5 o 7 chili con nel mezzo un finocchio ed una arancia e ben tredici pietanze: il pesce fritto, , i ciceri e tria, pasta fatta in casa metà bollita e metà fritta con i ceci, i “vermiceddhri” con ceci fatti di pasta con il miele e mollica di pane, verdura lessa, i lampascioni (cipollotti selvatici), lo stoccafisso cartellate e “purciddhruzzi” dolci fritti a forma di rosa e conditi con il miele, olio e bottiglie di vino.
Alcuni di questi cibi hanno un significato simbolico e rituale: la pasta e ceci, per i colori, rappresenta il narciso, tipico fiore primaverile; i lampascioni il passaggio dall’inverno alla primavera, il cavolfiore la verga fiorita di San Giuseppe, il pesce fritto il cristo, le cartellate le fasce di Gesù Bambino, lo stoccafisso era, un tempo, il cibo delle grandi occasioni.. Non verranno invece disposte pietanze a base di carne visto che la festività del Santo ricorre durante la Quaresima.
La benedizione delle tavole avviene durante la Processione nel giorno della Vigilia, mentre il rito, ossia la consumazione del pranzo avviene il giorno 19. Il soggetto che impersona San Giuseppe detta i tempi; è lui che assaggia per primo una pietanza. Una volta terminato tocca agli altri commensali procedere, fino a che “San Giuseppe” non batte per tre volte la forchetta sul suo piatto. Si interrompe il pasto e inizia la preghiera. A questo punto un devoto introduce una nuova pietanza ed il ciclo si ripete. Tra una pietanza l”altra, una preghiera.
Ma non si esaurisce qui la Táula. Infatti chi ha partecipato come Santo, arrivando a casa con tutte le pietanze le condivide immediatamente con i parenti o i vicini di casa, in modo che ognuno possa prendere parte a questo momento di fede e di devozione.